Ciclismo su Pista: uno sport poco seguito

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In TV, oggi, assistiamo ad importanti gare ciclistiche, il Giro d’Italia, quello di Francia, la Milano-Sanremo e molte altre. Il ciclismo appassiona tante persone ma si tratta sempre di gare su strada. E il ciclismo su pista, che fine ha fatto?

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Cos’è il ciclismo su pista

Il ciclismo su pista è uno sport che ha vissuto anni di grande popolarità anche in Italia. Molti campioni del ciclismo su strada si sono anche dedicati al ciclismo su pista e su strada poi.

Altri hanno dedicato la loro attività sportiva esclusivamente a questo sport, raggiungendo risultati molto significativi a livello internazionale. Un nome tra tutti è Maspes che spopolava nei velodromi, le piste per ciclismo.

Molte sono le differenze tra ciclismo su pista e quello su strada. Le differenze riguardano sia le modalità di gara con diversi regolamenti e diversi modi di sfidarsi, sia le biciclette, molto diverse da quelle per l’uso su strada ma di questo parleremo nelle prossime righe.

La pista è costituita da due rettilinei paralleli uniti ai loro estremi da curve che hanno la caratteristica di essere inclinate elevandosi all’estremità esterna al fine di contrastare la forza centrifuga e consentire ai ciclisti il mantenimento della velocità anche percorrendo la curva.

Nonostante questa inclinazione della curva, sono abbastanza frequenti le cadute per il superamento dei limiti di aderenza delle gomme che fa sì che la bicicletta slitti via dalla pista provocando la caduta del corridore.

Il complesso di pista e gradinate per il pubblico, nonché delle postazioni per i cronisti, costituisce quello che è chiamato Velodromo. La caduta di interesse per questo sport è rappresentato dallo stato di abbandono in cui versano molti Velodromi.

La Bicicletta da pista

Le biciclette da strada sono quelle che tutti conosciamo: telaio, ruote ma anche freni, cambi e ruota libera per cui fermando i pedali la bicicletta continua la sua corsa.

Molto diversa è la bicicletta da pista in cui i freni sono assenti così come i cambi di marcia. La ruota è vincolata ai pedali, per cui non è possibile smettere di pedalare nemmeno per un secondo, si andrebbe incontro ad una rovinosa caduta immediata e garantita.

Il fatto di avere pedali fissi, consente l’esecuzione di una particolare tecnica della corsa su pista: il Surplace. Tradotto, questo significa “sul posto”. Con questa tecnica i ciclisti, giocando sui pedali e sul manubrio, sono in grado di mantenersi in equilibrio sulla loro bici anche da fermi.

Le sfide, come abbiamo accennato, si svolgono secondo diverse modalità, sia nelle sfide a due sia in quelle a squadre. Attualmente l’interesse verso questo sport in Italia è un po’ scemato ma si mantiene alto in molti Paesi dell’Europa occidentale e in Giappone, Australia e Nuova Zelanda.

Come si svolgono le gare

Intanto va detto che il ciclismo su pista è uno sport olimpico fin dalla prima edizione delle Olimpiadi moderne, quelle di Atene del 1896. Fino al 1992 era riservato, alle Olimpiadi, ai ciclisti dilettanti ma dall’edizione di Atlanta del ’96 si è deciso di aprire anche ai professionisti.

Sono molte le modalità di gara, riportiamo quelle maggiormente praticate e seguite. Le gare di velocità prevedono 2, 3 o 4 corridori che si sfidano in due o tre giri di pista. Gli ultimi 200 metri sono cronometrati ed esiste anche la versione di sfida sui “200 metri lanciati”.

Nell’inseguimento, individuale o a squadre, gli avversari partono da due punti opposti della pista. Di fatto, i corridori si inseguono, un po’ come il cane insegue la sua coda. Vince chi nella distanza prefissata raggiunge l’avversario oppure impiega il minor tempo nel percorso.

Nelle gare all’Americana, ogni squadra schiera due corridori di cui uno solo gareggia. Il corridore ha la possibilità nel corso della gara di farsi sostituire dal compagno. Si svolgono diverse volate e a ciascuna viene assegnato un punteggio. La somma dei punti assegnati determina la squadra vincitrice.