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Cosa mangiare prima e dopo l’allenamento: qualche consiglio utile

Un’alimentazione equilibrata e la giusta quantità di esercizio fisico sono da sempre considerati la formula perfetta per restare in forma. Piccole accortezze nella gestione dei pasti, soprattutto quelli a ridosso dell’allenamento, possono aiutare ad ottenere risultati ancora migliori soprattutto se si sta provando a perdere peso o a ridefinire le proprie forme. Ecco, allora, qualche consiglio utile su cosa mangiare prima e dopo l’allenamento.

Cosa si mangia prima e dopo l’allenamento fa davvero la differenza?

Alcune precisazioni sono indispensabili: vale la pena ricordare che quello che conta davvero è raggiungere a fine giornata e nell’arco dei diversi pasti un buon equilibrio e il giusto apporto di carboidrati, proteine, grassi, fibre. È importante considerare il tipo di attività fisica svolta: l’attività aerobiche, per esempio, comportano un forte consumo energetico e per questo possono richiedere prima o dopo di (re)integrare soprattutto carboidrati; al contrario un pasto proteico sostitutivo è perfetto per chi fa sport di potenza che richiedono un apporto soprattutto proteico.

Pre-workout: cosa mangiare prima di allenarsi

In via del tutto generale il pasto pre-workout andrebbe pensato come un pasto leggero ma comunque equilibrato. Che si tratti della colazione o del pranzo – è tendenza sempre più diffusa quella ad allenarsi in pausa pranzo – è necessario che contenga carboidrati complessi (come quelli del pane o delle fette biscottate, anche nella loro versione integrale) e semplici (come quelli della frutta) che forniscono scorte di energia, ma anche proteine (meglio preferire quelle di pesce, carni bianche o legumi) e grassi (sono ottimi quelli di olio e frutta secca o a guscio). Più attenzione andrebbe fatta invece alle fibre che, potendo causare gonfiore addominale, rischiano di limitare i movimenti.

Il migliore pasto pre-workout è quello che reintegra i nutrienti persi dopo l’allenamento

Nel post-workout la parola d’ordine è reintegrare tutti i nutrienti eventualmente persi con l’attività fisica. Per questo il consiglio è di ripristinare innanzitutto il corretto livello di liquidi (bevendo acqua e mai troppo fredda) e il giusto equilibrio elettrolitico (assumendo sali minerali come potassio e magnesio, eventualmente anche in integratori). Che lo si consumi immediatamente per sfruttare la maggiore sensibilità al glucosio e all’insulina che il corpo ha dopo l’allenamento o in ritardo invece perché il maggior utilizzo lipidico aiuti a smaltire i grassi e dimagrire, anche il primo pasto dopo l’allenamento dovrebbe essere un pasto completo e sostanzioso in cui non manchino carboidrati, proteine e questa volta anche fibre (via libera a verdura fresca e di stagione, come insalate o pinzimoni se non si ha tempo di cucinare).

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Ciclismo su Pista: uno sport poco seguito

In TV, oggi, assistiamo ad importanti gare ciclistiche, il Giro d’Italia, quello di Francia, la Milano-Sanremo e molte altre. Il ciclismo appassiona tante persone ma si tratta sempre di gare su strada. E il ciclismo su pista, che fine ha fatto?

Cos’è il ciclismo su pista

Il ciclismo su pista è uno sport che ha vissuto anni di grande popolarità anche in Italia. Molti campioni del ciclismo su strada si sono anche dedicati al ciclismo su pista e su strada poi.

Altri hanno dedicato la loro attività sportiva esclusivamente a questo sport, raggiungendo risultati molto significativi a livello internazionale. Un nome tra tutti è Maspes che spopolava nei velodromi, le piste per ciclismo.

Molte sono le differenze tra ciclismo su pista e quello su strada. Le differenze riguardano sia le modalità di gara con diversi regolamenti e diversi modi di sfidarsi, sia le biciclette, molto diverse da quelle per l’uso su strada ma di questo parleremo nelle prossime righe.

La pista è costituita da due rettilinei paralleli uniti ai loro estremi da curve che hanno la caratteristica di essere inclinate elevandosi all’estremità esterna al fine di contrastare la forza centrifuga e consentire ai ciclisti il mantenimento della velocità anche percorrendo la curva.

Nonostante questa inclinazione della curva, sono abbastanza frequenti le cadute per il superamento dei limiti di aderenza delle gomme che fa sì che la bicicletta slitti via dalla pista provocando la caduta del corridore.

Il complesso di pista e gradinate per il pubblico, nonché delle postazioni per i cronisti, costituisce quello che è chiamato Velodromo. La caduta di interesse per questo sport è rappresentato dallo stato di abbandono in cui versano molti Velodromi.

La Bicicletta da pista

Le biciclette da strada sono quelle che tutti conosciamo: telaio, ruote ma anche freni, cambi e ruota libera per cui fermando i pedali la bicicletta continua la sua corsa.

Molto diversa è la bicicletta da pista in cui i freni sono assenti così come i cambi di marcia. La ruota è vincolata ai pedali, per cui non è possibile smettere di pedalare nemmeno per un secondo, si andrebbe incontro ad una rovinosa caduta immediata e garantita.

Il fatto di avere pedali fissi, consente l’esecuzione di una particolare tecnica della corsa su pista: il Surplace. Tradotto, questo significa “sul posto”. Con questa tecnica i ciclisti, giocando sui pedali e sul manubrio, sono in grado di mantenersi in equilibrio sulla loro bici anche da fermi.

Le sfide, come abbiamo accennato, si svolgono secondo diverse modalità, sia nelle sfide a due sia in quelle a squadre. Attualmente l’interesse verso questo sport in Italia è un po’ scemato ma si mantiene alto in molti Paesi dell’Europa occidentale e in Giappone, Australia e Nuova Zelanda.

Come si svolgono le gare

Intanto va detto che il ciclismo su pista è uno sport olimpico fin dalla prima edizione delle Olimpiadi moderne, quelle di Atene del 1896. Fino al 1992 era riservato, alle Olimpiadi, ai ciclisti dilettanti ma dall’edizione di Atlanta del ’96 si è deciso di aprire anche ai professionisti.

Sono molte le modalità di gara, riportiamo quelle maggiormente praticate e seguite. Le gare di velocità prevedono 2, 3 o 4 corridori che si sfidano in due o tre giri di pista. Gli ultimi 200 metri sono cronometrati ed esiste anche la versione di sfida sui “200 metri lanciati”.

Nell’inseguimento, individuale o a squadre, gli avversari partono da due punti opposti della pista. Di fatto, i corridori si inseguono, un po’ come il cane insegue la sua coda. Vince chi nella distanza prefissata raggiunge l’avversario oppure impiega il minor tempo nel percorso.

Nelle gare all’Americana, ogni squadra schiera due corridori di cui uno solo gareggia. Il corridore ha la possibilità nel corso della gara di farsi sostituire dal compagno. Si svolgono diverse volate e a ciascuna viene assegnato un punteggio. La somma dei punti assegnati determina la squadra vincitrice.

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I benefici delle arti marziali: cosa c’è da sapere prima di iniziare

Le arti marziali sono tra le arti più antiche al mondo.

Nonostante ci si aspetti che queste provengano esclusivamente dall’Estremo Oriente, in realtà esistono numerosissime discipline in tutto il mondo. Nate originariamente col fine di aumentare la possibilità di sopravvivere agli scontri corpo a corpo dei guerrieri del passato o per fini sportivi, col passare dei secoli queste si sono trasformate fino a dividersi in tre rami principali divisi in:

  • gli sport da combattimento: la competizione e il confronto fisico sono necessari, nonché lo scopo principale dell’allenamento. Rientrano nei cosiddetti sport da contatto e l’apprendimento di questi sport può aiutare in termini di autodifesa;
  • l’autodifesa: la competizione e il confronto fisico non sono necessari, né lo scopo principale dell’allenamento. Il fine ultimo è l’autodifesa;
  • le arti marziali: la competizione e il confronto fisico non sono necessariamente esclusi, ma non sono neanche lo scopo principale dell’allenamento. Sono accomunate dalla volontà di un miglioramento personale in termini di salute fisica, mentale e di autocontrollo. Non rientrano necessariamente negli sport da contatto né nel concetto di autodifesa.

Queste tre macro-categorie non si escludono necessariamente le une con le altre, come si può già intuire dallo schema. Eppure, permane una certa confusione sul tema, nonché una serie di pregiudizi negativi che è nostro dovere scardinare. Oggi parleremo quindi nello specifico delle arti marziali e dei benefici che queste possono avere sul corpo e la mente di chi le pratica.

Prima di procedere con l’articolo, se volete approfondire i temi della salute della persona potrete trovare molti articoli di questo genere sul sito di newsmag24.it.

I tanti benefici delle arti marziali

Uno dei principali benefici di chi pratica le arti marziali si registra dal punto di vista psicologico. Ancor prima del lato fisico, chi pratica arti marziali aumenta esponenzialmente la sicurezza in sé stesso grazie allo studio e l’acquisizione di date tecniche.

Queste ultime non sono soltanto tecniche di difesa e offesa, ma anche tecniche di respirazione e meditazione. L’autocontrollo raggiunto tramite questa pratica aiuta quindi a controllare sia la rabbia che la paura, aiutandoci al contempo a conoscere se stessi.

Per darvi un’idea pratica di ciò che stiamo parlando, nelle arti marziali giapponesi come il karate o il judo, esistono una serie di movimenti codificati rappresentanti delle tecniche di combattimento detti “Kata”. Queste forme sono utili ad evidenziare i principi fondanti di ogni tecnica e le opportunità di esecuzioni ottimali in termini di spazio, tempo e velocità, fino al raggiungimento della perfezione.

Ed è cercando la perfezione nella tecnica che il praticante cerca di raggiungere la perfezione in sé stesso.

Detto questo, l’attività fisica è sempre contemplata nelle arti marziali, soprattutto se sono previsti fase di contatto. Queste fasi di contrapposizione in realtà non sono altro che una forma “libera” di allenamento dove si mette in pratica ciò che si è imparato.

Questa forma di allenamento prende diversi nomi a seconda dell’arte marziale, ad esempio nel judo viene definito “Randori”, mentre nel karate è definito “Kumite”. Nelle altre arti marziali invece a volte è possibile sentire il termine “sparring”, di origine inglese e proveniente dalla terminologia della boxe inglese.

La nostra lista

Esistono veramente tante forme di arti marziali oggigiorno, così tante che potreste sentirvi spaesati nella vostra ricerca.

Qui di seguito quindi vi elencheremo alcune tra le principali arti marziali attualmente presenti in Italia:

  • Karate (Giappone): arte marziale originaria dell’Isola di Okinawa, oggi è tra le più praticate arti marziali al mondo. Si compone da decine di stili, i quali però prevedono tutti tecniche di percussione e proiezioni.
  • Judo (Giappone): arte marziale giapponese nata dalla mente di Jigoro Kano. Non prevede tecniche di percussione, ma prevede proiezioni.
  • Ju-Jutsu (Giappone): antica arte giapponese che si dice pronipote dei suddetti stili. Prevede sia percussione che proiezioni, ma non sempre ha fasi di sparring.
  • Jiu-Jitsu Brasiliano (Brasile): conosciuto principalmente con l’acronimo di BJJ, è uno sport discendente dal Ju-Jutsu e dal Judo. Prevede fasi lottatorie in piedi e a terra, ma senza percussioni. A causa dell’importanza centrale dello sparring e dell’assenza di forme, da molti è considerato ormai uno sport da combattimento puro.
  • Taekwondo (Corea del Sud): nata fra gli anni ’40 e ’50 in Corea, prevede percussioni con pugni e calci, con un focus principalmente su questi ultimi. Non prevede fasi lottatorie o proiezioni.
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Champions League: tracce italiane nella top ten della massima competizione europea

Si dice Champions League, si legge Real Madrid. Soprattutto nell’ultimo lustro, letteralmente dominato dai blancos con l’unico intermezzo rappresentato sempre da una squadra spagnola, il Barcellona ovviamente.

Quattro delle ultime cinque coppe dalle grandi orecchie portano la firma delle merengues, che ovviamente portano nella speciale top 10 della Champions League All Time tantissimi propri giocatori. E qui vi è il primo risultato clamoroso che balza all’occhio, maturato in seguito al recente tris realizzato dal Real Madrid: Ronaldo batte Messi, inequivocabilmente.

Il portoghese può anche vantare una Champions in più della pulce argentina, cinque a quattro e si è nuovamente preso la scena nella magica serata di Torino, con la tripletta inflitta all’Atletico Madrid, che lo ha portato a ben 124 marcature nella kermesse. Per il blaugrana invece la speranza di poter pareggiare il palmares quest’anno, pur avendo a disposizione sulla carta un Barcellona non all’altezza dei precedenti. Il podio di tutti i tempi vede il nome di un’altra leggenda merengues, quel Raul capace di vincere tre Champions di cui due da protagonista, quelle all’alba del nuovo millennio.

Sebastiano Rossi, l’unico italiano della classifica all Time

Anche un po’di Italia nella classifica all time, con Kakà e soprattutto Sebastiano Rossi: il portiere di quel magico Milan riuscì a giocare tre finali consecutive di quella che era la nuova denominazione della Champions, riuscendo a stabilire record di porta inviolata per minuti e partite, grazie alla leggendaria difesa tutta italiana composta dai vari Baresi, Tassotti, Costacurta e Maldini.

La top 10 degli ultimi 5 anni: il n.1 non cambia

Se si considera invece le prime tre posizioni degli ultimi cinque anni, ecco due sorprese. Il n.1 non cambia e risponde al nome di Cristiano, ma il podio è completato da Kroos e Lewandowski. L’algoritmo Big Champions Index che ha stilato la speciale graduatoria prende in esami numerose discriminanti fra cui gol, assist, presente e porta inviolata, andando a raddoppiare il peso dei bonus se raggiunti nella fase a eliminazione diretta. Può sorprendere solo in parte il nome del bomber polacco, non avendo il Bayern mai centrato nemmeno una finale dal 2014 ad oggi: il classe ‘88 infatti ha mantenuto una media gol impressionante nella competizione, confermata anche in quest’anno sfortunato per i bavaresi eliminato agli ottavi dal Liverpool ma che nella fase a gironi vantava proprio nel polacco il capocannoniere della manifestazione.

Chi saranno invece i protagonisti di domani?

Da Neymar a Mbappe, fino ai terribili ragazzi di Guardiola: Sané, Sterling e Gabriel Jesus, o il tridente delle meraviglie tutto Reds di Klopp. Purtroppo, all’orizzonte, non si scorgono speranze tricolori a livello individuale, in grado di avere un peso influente sui destini delle prossime vincitrici della competizione. Non resta che affidare le speranze italiane alla Juventus, due finali in Champions negli ultimi quattro anni ma con Ronaldo nelle vesti di mattatore: in attesa che un Bernardeschi sia finalmente in grado di ergersi a protagonista oltre confine, per il bene della Juve ed anche della Nazionale prossima a preparare gli Europei itineranti del 2020.

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Biketrial: tutto ciò che c’è da sapere

Il biketrial è uno sport che ha a che fare console biciclette peculiari, dette appunto bici da trial, realizzate usando materiali leggeri ma al contempo resistenti. Con questo sport si affronta un percorso ad ostacoli senza mai poggiare i piedi in terra, né tantomeno le mani, usando quindi soltanto ogni tecnica conosciuta che abbia a che fare con la bici e basta.

Come sono fatti i percorsi da Biketrial

Durante la Biketrial si possono seguire due tipi di percorsi: quello Natural o quello indoor. Il primo è rappresentato da ostacoli naturali, come rami, tronchi, rocce, sassi e così via, motivo per cui sono tratti di norma tipici del paesaggio di montagna.

Viceversa i per così Indoor sono quelli creati appositamente per praticare lo sport in questione, e vengono allestiti occasionalmente con materiale ed il, calcestruzzo, tavole di legno e così via. Ovviamente a fare PA differenza è la bici utilizzata.

Le bici da trial: come sono fatte

Come già accennato, il mezzo tipico per la Bike trial è una speciale bici fatti di alluminio con una geometria del telaio del tutto particolare. Non è previsto il sellino e si dà così maggiore possibilità di movimento al corpo. Le ruote hanno spessore differente a seconda delle tecniche poste in essere e soprattutto a seconda del percorso che si intende affrontare (naturale o artificiale che sia)

I freni sono molto più strong rispetto ad una classica bici, in quanto consente che la ruota si arresti in situazioni di massimo pericolo. Motivo per cui, la stragrande maggioranza dei modelli, ha posto in essere un impianto di freni idraulico a disco anziché a pattino.

Anche nel caso del freno, cambia la struttura a seconda dello spessore della ruota, poiché se il raggio è più piccolo, la presa della frenata sarà molto più precisa e potente. Usando un impianto idraulico si possono sperimentare degli accorgimenti meccanici tali da aumentare di più la potenza della frenata come ad esempio la fresatura del cerchio e l’utilizzo di pads a mescola morbida.

Le ruote di una bici da trial e il suo manubrio

Per gli pneumatici delle ruote, questi sono molto larghi, soprattutto nella posteriore, dove occorre una larghezza tale da mantenere maggiore stabilità. Anche la pressione delle gomme è importante: essa varia in base allo stile di guida, ma in genere oscilla tra gli 1,2 e gli 1,8 BAR, al fine di garantire un maggiore grip e per rendere pii sciolti gli impatti in fase di discesa da ostacoli alti.

I cerchi devono in certi punti essere forati per favorire la leggerezza della bici e per garantire il massimo delle sue prestazioni, ma anche per evitare che la camera d’aria scoppi durante il sobbalzo causato dai salti. I fori permettono anche una maggiore tolleranza degli urti stessi, che in un certo senso vengono attutito.

Il rocchetto posteriore è uno solo strettamente ancorato alla ruota, mentre quello centrale va a ruota libera. Il rapporto del rocchetto è talmente agevole da facilitare accelerazione e potenza a velocità molto basse.

Il manubrio è più largo contrariamente ad altre bici come la MTB per dare più presa sull’andamento della bici e ne consente così una buona manovrabilità.

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Fantacalcio: voti, consigli e quotazioni

Il fantacalcio è un gioco molto diffuso tra gli amanti del calcio, sia professionisti che dilettanti, considerato addirittura un fantasy game di successo. Non consiste altro che il una organizzazione di squadre virtuali in cui convergono nomi di calciatori reali che presiedono il campionato italiano di Serie A, la Champions League e così via.

Quali sono le regole del fantacalcio

La prima regola del fantacalcio risiede nello stabilire un budget che di solito oscilla tra i 250 e 500 milioni. A questo punto la furbizia del giocatore sta nel sapere il costo reale di ogni calciatore, magari smanettando sul web o leggendo i giornali. A meno che non si decida di partire da minimo 1 milione per giocatore.

In ogni squadra ci devono essere 3 portieri, 8 difensori, 8 centrocampisti e 6 attaccanti. A questo punto, dopo aver fatto la squadra si passa all’asta. Dopo aver detto ad alta voce tutti i nomi i ruolo, può capitare che sia noi che i compagni di gioco vogliamo comprare lo stesso calciatore, e se più di uno ne è interessato si dà il via all’asta che va per chi offre di più: vince il valore maggiormente alto. Si gioca sfidando tutti gli altri che partecipano al gioco, che sia virtuale o reale.

Regole del fantacalcio: qualche suggerimento

La squadra che desideriamo avrà al suo interno i reali giocatori che partecipano in pieno al campionato e che fanno parte di una tabella consultabile sul web o su qualche gazzetta sportiva. A questo punto ogni giocatore ha la squadra che dovrà gestire stando attento a non andare al di sotto di quelli che sono stati i crediti di partenza uguali per ogni partecipante. Ogni domenica poi ogni partecipante schiera la propria formazione, e totalizza dei punti a seconda del rendimento reale di ogni suo giocatore.

Questi punti vanno assegnati sempre in base alle pagelle prese dai giocatori, ai goal fatti (o anche subiti) le ammonizioni e così via. I partecipanti a volte si uniscono in gruppi di otto persone e si gestiscono in dei mini campionati, che si organizzano su un tot di numero di partite del campionato italiano. In questo torneo avviene pure la simulazione di coppe mondiali e quant’altro.

Al termine della stagione calcistica la vittoria sarà di coloro che hanno totalizzato il maggior numero di punteggio rispetto agli altri (giornata dopo giornata)

Le modalità di gioco del fantacalcio

Sono tre le modalità di gioco a cui fare fede ossia quella a punti, a scontri diretto e formula uno. Ognuno cambia le modalità attraverso cui vengono affidati i punteggi assegnati anche se fano fede tutti e tre a punteggi totalizzati dai giocatori nell’arco della settimana.

Qualora non avessimo degli amici che vogliono accompagnarli in questa avventura calcistica simulata il problema non sussiste. Oggi estoni infatti molti siti in cui giocare al fantacalcio online, con degli utenti online che condividono la nostra stessa passione.

Durante le aste per l’acquisto dei giocatori il suggerimento è quello di privilegiare i comparti in cui influiscono più bonus e malus, rispettivamente legati ai portieri e agli attaccanti. Stesso consiglio può essere applicato quando decidiamo di mettere in campo la formazione per la domenica: bisogna sempre dare una sbirciata se il giocatore che vogliamo mettere nella rosa sarà titolare nella vita reale. Dopo questo non ci resta altro che divertirsi allo stato puro.

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Champions League e italiane, i guadagni delle cinque italiane

L’edizione 2024-25 della Champions League, la coppa dalle grandi orecchie più ambita di tutto il Vecchio Continente, nasconde un gran numero di novità. Alcune fanno riferimento al montepremi e, in modo particolare, ai guadagni che attendono le cinque squadre italiane che parteciperanno alla prossima edizione.

Come spiegato sul blog di Betway, portale dedicato alle scommesse champions league e leader nel settore, oltre ad aumentare il numero di squadre partecipanti, c’è anche la grossa novità legata ai premi per la Champions 2024/25, che sono stati decisamente aumentati: proviamo a scoprire in che modo. L’obiettivo, come si può facilmente intuire, è quello di dare un forte scossone all’intero format della manifestazione, in maniera tale che la Champions League possa diventare un torneo ancora più interessante, spettacolare e ricco di emozioni, ma soprattutto chiacchierato e guardato dai tifosi, che si potranno godere molte più partite di alto livello.

Come viene ripartito il nuovo montepremi

Sono tre le categorie che caratterizzano questo nuovo montepremi. Si parte dalla quota di partecipazione che, come si può facilmente intuire dalla denominazione, spetta a ciascun club solo in virtù della presenza a questa edizione della Champions League.

Quindi a ogni club entrerà una somma intorno ai 18,62 milioni di euro solamente per il fatto di partecipare alla competizione. Tra l’altro, verrà erogata quasi totalmente a titolo di acconto, mentre il saldo sarà solo di una piccola parte, intorno ai 700 mila euro. In questo modo, tutte le squadre che prendono parte alla Champions League possono contare su una fonte certa e solida di finanziamento, al di là di quello che sarà il percorso sul campo. Tra l’altro, a voler ben vedere, si tratta di una cifra che è molto più alta in confronto a quella che era stata stanziata per la scorsa stagione, dato che si aggirava intorno ai 14,8 milioni di euro.

Discorso diverso, come si può facilmente intuire, in riferimento al bonus che ha ad oggetto i risultati. Quindi, ciascuna squadra potrà contare su dei premi aggiuntivi, che però dipenderanno strettamente da quello che riusciranno a fare sul campo di gioco. Nel corso di questa prima fase, ecco che ciascuna vittoria porterà in dote un riconoscimento economico che si aggira intorno ai 2,1 milioni di euro, mentre per un pareggio il premio ammonta a circa 700 mila euro.

Tutte quelle somme che non verranno erogate per i pareggi, verranno redistribuite poi in base alla classifica alla fine della fase a gironi. È chiaro che non si potrà prendere più sottogamba nessuna partita e tutte le squadre dovranno darsi da fare, perché oltre all’aspetto sportivo, ci sono in ballo anche tanti milioni di euro.

Il bonus “value”

Si tratta di un riconoscimento del tutto particolare, ed è la terza categoria in cui viene ripartito il montepremi della nuova edizione della più importante manifestazione per club a livello continentale. L’inserimento del bonus “value” si può considerare a tutti gli effetti una delle principali novità regolamentari.

Si tratta di un riconoscimento che viene assegnato in base a due criteri ben differenti tra loro, ovvero il market pool e il ranking storico occupato dal singolo club. Quindi, da un lato, si tratta di un bonus che viene erogato in base al mercato dei diritti tv, ma dall’altra parte si prende in considerazione anche quello che è stato il percorso storico di una determinata squadra in questa specifica competizione.

In riferimento al ranking storico, va detto che si tratta di una graduatoria che prende in considerazione i risultati ottenuti nel corso dell’ultimo decennio, mentre il market pool è strettamente legati ai diritti tv che vengono percepiti nei diversi mercati non solo in Europa, ma anche a livello extraeuropeo.

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Serie A Italia: squadre con più presenze e come funziona

La serie A può essere considerata a tutti gli effetti il livello professionistico del campionato italiano di calcio. Dal 1929 questo livello sportivo si disputa a girone unico. Comunque le origini possono essere fatte risalire ancora più indietro nel tempo, a partire dal 1898. La squadra che ha conseguito più titoli in serie A è la Juventus, che è risultata vincitrice di 34 edizioni della Serie A. La società più presente nelle dispute di questo livello professionistico è quella che fa capo all’Inter. Infatti proprio la società interista è stata più a lungo nel campionato, fin dai primi tempi della sua fondazione.

Quali sono le squadre più importanti della Serie A

In totale sono 67 squadre ad aver preso parte ai campionati di Serie A, quelli che si sono disputati dal 1929 fino all’ultima stagione, quella del 2018-2019. Si tratta di Inter, Juventus, Roma, Milan, Fiorentina, Lazio, Torino, Napoli, Bologna, Sampdoria, Atalanta, Genoa, Udinese, Cagliari, Bari, Vicenza, Palermo, per citare soltanto quelle formazioni che hanno partecipato più volte.

Dal 1898 fino ad ora il campionato è stato vinto almeno una volta da 16 squadre differenti. Solo 12 di queste si possono considerare campioni d’Italia, da quando, a partire dal 1929, è stato introdotto il girone unico.

Qual è la formula adottata per la Serie A

Ma come funziona la Serie A di preciso? Quali regole valgono e come è strutturato tutto il campionato di questo livello professionistico del calcio italiano? Vediamo la struttura della serie A a partire dal 2004, le regole più recenti.

Alla Serie A partecipano 20 squadre e si hanno tre retrocessioni e tre promozioni dalla Serie B. Le squadre si affrontano secondo un sistema chiamato all’italiana. Sono previste partite di andata e partite di ritorno. Vengono assegnati tre punti in classifica per ogni vittoria riportata. Inoltre per ogni pareggio è stabilito un punto per ciascuna delle due squadre, mentre con le sconfitte le squadre non prendono nessun punto.

Chi arriva al primo posto nella classifica finale vince lo scudetto e si qualifica direttamente per la Champions League. L’accesso alla Champions League è riservato anche alla seconda, alla terza e (dal 2018) alla quarta squadra classificata.

Chi arriva al quinto e al sesto posto ha diritto a partecipare all’Europa League. All’Europa League partecipa anche chi vince la Coppa Italia.

A retrocedere in Serie B sono le ultime tre squadre classificate. In ogni caso, se dovessero avvenire dei casi di pari merito nella graduatoria finale, per decidere chi viene prima e chi viene dopo, come ben sanno tutti gli appassionati di scommesse sportive e chi le segue su 1xbetitalia.net, si tengono in considerazione diversi criteri.

Per esempio si tiene conto dei punti ottenuti negli scontri diretti, della differenza dei goal segnati e del sorteggio. Prima della stagione 2005-2006 non erano in vigore questi parametri e, per decidere la classifica finale, in caso di parità, si disputava lo spareggio alla conclusione del campionato.

Il trofeo e i simboli della Serie A

Alla vittoria del campionato la squadra vincitrice si aggiudica lo scudetto, che può essere considerato a tutti gli effetti il simbolo distintivo della Serie A. Questo scudetto richiama i colori della bandiera nazionale italiana ed ha proprio la caratteristica forma di uno scudo, da cui deriva anche il nome.

L’introduzione dello scudetto per la Serie A si è avuta nella stagione 1924-1925 e per la prima volta questo segno contraddistintivo è stato indossato dal Genoa. Il trofeo ufficiale è la Coppa Campioni d’Italia.

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