Sono tantissime le persone che, ogni giorno, si avvicinano al mondo della coltivazione della cannabis. Se si parte da zero, una buona idea prevede il fatto di focalizzarsi sulle piante autofiorenti. Prima di tutto, facciamo presente che trovarli in commercio non è affatto difficile. Grazie a e-commerce come https://2fast4buds.com/it, realtà attiva da diversi anni e caratterizzata da un respiro internazionale, bastano pochi click per acquistarli. Chiarito questo aspetto, vediamo assieme cosa bisogna fare di preciso per coltivarli.
Indice
Conoscere le piante di cannabis autofiorenti
Per coltivare le piante di cannabis autofiorenti è fondamentale conoscerle. La prima cosa da sottolineare in merito ad esse è il fatto che si tratta di esemplari che hanno un ciclo di vita limitato. Alla luce di ciò, è il caso di evitare di sottoporle a eccessivi stimoli stressogeni. In questo novero, è possibile includere senza dubbio i diversi invasamenti.
Data questa doverosa premessa, non resta che entrare nel vivo degli step da considerare se si ha intenzione di coltivare cannabis autofiorente.
Semi di cannabis autofiorenti: come gestirli
Il primo step dopo l’acquisto di cannabis autofiorente è la reidratazione dei semi. Cosa bisogna fare di preciso? Semplicemente metterli in un bicchiere d’acqua a temperatura ambiente. Può sembrare una scelta banale. In realtà, invece, si tratta di uno step molto utile per ottenere risultati soddisfacenti con la coltivazione. Grazie alla reidratazione, infatti, è possibile ridurre il tempo di germinazione, con ovvi vantaggi relativi al minor rischio che il seme marcisca prima di arrivare alla fase di germinazione.
A questo punto, arriva il momento di piantarlo. Questa fase prevede il fatto di scegliere tra diverse opzioni. Le principali sono il terriccio e i substrati neutri. Se si ha intenzione di orientarsi verso la prima opzione, è il caso di dare spazio a un terriccio il più possibile arioso e leggero. Se si ha tempo da dedicare a questo hobby, si può procedere tranquillamente alla creazione di terriccio casalingo. Cosa bisogna utilizzare di preciso? Torba e compost innanzitutto. Da non dimenticare è anche la perlite. Cosa dire, invece, in merito ai substrati inerti? Che tra le opzioni principali spiccano la lana di roccia e la fibra di cocco.
Tornando un attimo al terriccio, è doveroso dedicare un po’ di attenzione alla sua irrigazione. Fondamentale è sottolineare l’importanza di mantenerlo umido, senza esagerare con la quantità di acqua messa in campo. Per amor di precisione, rammentiamo che, nel corso della fase di germinazione, è il caso di ricorrere a un nebulizzatore.
Il nodo dell’illuminazione
La semplicità della gestione dell’illuminazione è uno dei vantaggi delle piante autofiorenti e il motivo per cui tante persone che sono alle prime armi decidono di orientarsi verso questa opzione. Attenzione! Ovviamente se si ha intenzione di ottenere risultati soddisfacenti è opportuno curarla comunque.
Quali sono le dritte più utili al proposito? Nodale è prima di tutto la scelta della lampada. Le opzioni disponibili sul mercato sono diverse e per trovare quella più adatta è il caso di riflettere sulle proprie esigenze nel dettaglio. Nei casi in cui si ha la necessità di perseguire un risparmio economico, vanno benissimo i LED. Nelle situazioni in cui, invece, si hanno problemi di spazio e di conseguenza la necessità di tenere le piante vicino alla fonte luminosa, ci si può orientare verso le lampade a fluorescenza (che consumano molta più energia rispetto ai LED e hanno un ciclo di vita inferiore).
Altri consigli
Si potrebbe andare avanti ancora molto a parlare delle dritte necessarie per coltivare al meglio la cannabis autofiorente. Nell’ambito delle dritte in questione è possibile citare l’importanza di non esagerare con le sostanze nutritive. Soprattutto nelle fasi di germinazione e in quella vegetativa, le piante di cannabis autofiorenti non hanno la necessità di integrazione.